In camere sterili, dove un granello di polvere posato su un microcircuito ha la dimensione di un macigno, macchinari sofisticatissimi preparano le celle fotovoltaiche di terza generazione: celle solari che usano sensibilizzatori organici (come succo di mirtillo, bucce di melanzane o arance rosse di Sicilia, appunto) invece del silicio policristallino e amorfo dei pannelli oggi in uso. «Le nuove celle solari dimezzano i costi del fotovoltaico, sono biodegradabili, sottilissime e semitrasparenti. In grado di integrarsi a meraviglia nelle pareti verticali di un edificio, in un tessuto o nel parabrezza dell'auto», spiegano con entusiamo i giovani ricercatori salentini. E funzionano, per di più, con luce diffusa, senza essere esposte, cioè, alla luce diretta del sole, quindi anche in casa.
Integrati con la tecnologia Oled, gli "smart panel" o finestre intelligenti possono avere una doppia funzione: produrre energia di giorno e illuminare di notte. Una via, questa, che potrebbe ridare all'Italia la leadership mondiale del fotovoltaico perduta vent'anni fa dall'Enea. E' possibile, insomma, non essere più soltanto i secondi installatori al mondo, dopo la Germania, di pannelli solari prodotti in Cina o negli Stati Uniti.
A Lecce il futuro è già cominciato.
■ (domenica 23 ottobre 2011)
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