Anche a Corcolle, a sud est della capitale, la scena si ripete davanti all'ex cava San Vittorino. Cittadini e associazioni sono mobilitati contro un'ordinanza del prefetto che prevede di portare qui almeno una parte della spazzatura che non potrà più andare a Malagrotta. «Si stanno per seppellire sotto l'immondizia 2000 anni di storia», denuncia Urbano Barberini. «Siamo a un chilometro e mezzo da Villa Adriana, patrimonio dell'umanità tutelato dall'Unesco», aggiunge il principe, erede della celeberrima famiglia romana, che anima il comitato «Salviamo Ponte Lupo».
In mezzo al grande business dei rifiuti a Roma c'è sempre lui, l'avvocato Manlio Cerroni. Deus ex machina dello smaltimento della spazzatura, guida con mano ferma da decenni la Co.la.ri., e gestisce la più grande discarica d'Europa. A Malagrotta sono stati già stipati 50 milioni di tonnellate di rifiuti, tanto da assumere l'appellativo di ottavo colle di Roma. Provocando — denunciano il professor Sergio Apollonio e l'avvocato Francesca Fragale — una decina di morti sospette. In previsione dell'esaurimento della discarica (che dovrebbe chiudere i battenti a fine anno o in primavera), Cerroni si è premurato di comprare alcune cave a Riano. Quelle che dovrebbero ospitare l'immondizia.
«È il modello Napoli che avanza», sostiene Barberini: «grandi discariche e niente raccolta differenziata». E, difatti, anche nella capitale, la gestione della patata bollente, manco a dirlo, è stata affidata, dal sindaco Gianni Alemanno e dalla presidente del Lazio Renata Polverini, al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Nominato da Berlusconi commissario di governo all'emergenza rifiuti. Et voila! L'esperienza non insegna mai nulla.
Ecco il video dell'inchiesta, messo in onda poco fa da Ambiente Italia su Rai 3.
■ (sabato 19 novembre 2011)
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