
Vi ricordate? L'inchiesta giudiziaria era partita per abuso dei soldi di un'azienda pubblica che lo gratifica già di un vertiginoso stipendio. Ben oltre le sue qualità professionali e il suo merito (caduta verticale d'ogni credibilità e perdita di telespettatori a vista d'occhio).
Quando uscì la notizia delle sue note spese luculliane, feci una semplice divisione: il totale diviso i giorni d'uso della carta. Venne fuori la cifra di 256 euro di pasti al giorno. Natale e Pasqua compresi. Con spuntini a Marrakesh (falafel o couscous?).
È un mistero della fede che uno squalo come lui — con quelle ganasce — sia ancora sulla sedia di direttore di un tg del servizio pubblico radiotelevisivo. E non possiamo manco più dire «del più grande telegiornale italiano». Con lui al comando, oggi non è vero neanche più questo.
Chiudono le porte della cabina, bisogna spegnere i cellulari. Ne riparliamo.
Nessun commento:
Posta un commento