
▇ Ve lo sarete persi in molti, per l'ora tarda in cui s'è svolto. Domenica 22 settembre, lo Speciale Tg1 era dedicato alle elezioni in Germania. Alla fine, ne è risultata un'ottima lezione: di buon giornalismo e di cattiva politica.
Alimentata da collegamenti in diretta con i quartier generali della Cdu di Angela Merkel e della Spd dello sfidante Peer Steinbrück, la discussione guidata da Alessandro Cassieri ha coinvolto il professor Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista di vaglia, il ministro delle Riforme istituzionali Gaetano Quagliariello, il viceministro dell'Economia Stefano Fassina, Udo Gümpel, corrispondente dall'Italia della rete televisiva tedesca Rtl, e il giornalista economico Oscar Giannino. L'impennata a 45 minuti dopo la mezzanotte. La parola è a Gümpel. Il corrispondente sottolinea i temi dibattuti in campagna elettorale e spiega una delle ragioni del radicamento dei consensi di Angela Merkel.
Personalmente mi fermo qui. Di seguito trascrivo quattro minuti di televisione che a me sembrano davvero molto istruttivi: per capire la Germania, i trionfi della Merkel e, soprattutto, i guai nostri.
Parla Gümpel: «La domanda che ci si fa in Germania è generale. Come mai un paese come l'Italia, che ha un'evasione fiscale che Befera stima in 120 miliardi di euro di contributi e tasse evase ogni anno, chiede poi a noi, che abbiamo fatto tanti sacrifici negli ultimi anni moderando i salari, come ha detto anche il professor Bolaffi, anziché chiedere ai contribuenti evasori italiani di pagare finalmente le tasse. Mentre in Grecia abbiamo un'evasione fiscale del 50%, in Italia abbiamo le stime di Equitalia, allora la domanda è...».
Fassina interrompe, con fastidio: «Mi scusi, cosa chiediamo noi alla Germania? Abbiamo dato 30 miliardi di euro al Fondo salva stati. Non mi pare che chiediamo niente a voi».
Paziente, Gümpel riprende: «Stavo dicendo che in Germania il problema finanziario delle mancate entrate dello Stato italiano si vede anche in quest'ottica, di un'evasione fiscale di massa, e ci si chiede: ma perché l'Italia non tenta di risolvere il problema del suo bilancio...».
Quagliariello prova a inserirsi più volte: «Posso, posso...».
Il conduttore Cassieri: «Ministro Quagliariello, sono due culture, due modi di essere cittadini d'Europa».
Gümpel riprende e prosegue: «In Germania abbiamo una tassazione della casa. Evidentemente la pagano tutti, indistintamente tra prima e seconda casa. Allora, se uno Stato, come l'Italia, ha problemi di bilancio e di entrate, la gente in Germania si chiede come mai non si fanno pagare le persone che hanno redditi, i proprietari. O no?».
Quagliariello, sempre più insofferente, si infila di nuovo: «Mi pare francamente...».
Fronteggiando l'ennesima interruzione, il tenace Gümpel conclude: «Vi sembra un argomento strano?».
Quagliariello la spunta e si prende la parola: «Mi pare che da un punto di vista propagandistico il discorso può funzionare; dal punto di vista dell'analisi mi sembra francamente mischiare...».
Gümpel incalza: «Ma non esiste l'evasione fiscale, ministro? Esiste no?».
Con malcelata sopportazione, uno dei cosiddetti “saggi” di Napolitano replica: «Sì, però io non sto facendo un'intervista con lei. E quindi se mi fa finire le risponderò. L'evasione fiscale è un problema italiano. Se si vuole analizzare con un minimo di serietà e fuori da una dimensione solamente propagandistica, 1) bisogna vedere la dimensione storica di questo problema, che cosa è stato fatto negli ultimi anni. Mi sembra che questo è un elemento da considerare. Perché non c'è nessuna bacchetta magica, con la quale i soldi rientrano. 2) Si può parlare delle politiche attraverso cui questa evasione viene combattuta. Vi sono delle politiche, fra virgolette, di rigore che sono state portate avanti e che hanno dato risultati. Ci sono delle politiche di contrasto, basate sull'interesse del contribuente, che solamente ora si stanno avviando. Queste cose, che fanno parte della cultura profonda di alcuni paesi, vanno in qualche modo, questo è anche un consiglio — aggiunge con sussiego Quagliariello, ndr —, non aggredite ma analizzate e rispettate. Non c'è dubbio che esiste...».
Gümpel non resiste più al can menato per l'aia camuffato da riflessione ponderata: «Non c'è dubbio che un partito guidato da un grande evasore fiscale appena condannato ha dei problemi ad aggredire giustamente l'evasione fiscale. Però secondo me il governo farebbe bene a distinguere il destino di singoli politici dalle necessità di un paese».
Quagliariello si sporge in avanti sulla poltroncina bianca e fissa con ostilità lo sfacciato intruso: «Lei sta operando una inutile e stupida provocazione. Si è stupito prima di quello che le ha detto il ministro Fassina. Ora sta facendo molto di peggio. Perché sta portando il dibattito su un livello che non c'entra assolutamente nulla con quello di cui stiamo parlando. No, Se lei vuole...». E, sempre più in punta di sedia: «Si abitui ad una cosa: prendersela con gli interlocutori che ha davanti. Ne ha già chiamati due o tre che non avevano qui la possibilità di difendersi. Questo è un problema di buona educazione. Anche all'interno di un dibattito».
Cassieri: «Stava però concludendo, ministro».
Quagliariello: «È sufficiente. Non ho altro da dire a questo signore», conclude, livido, uno dei cocchi del presidente della Repubblica.
Neanch'io ho altro da dire. Solo una piccolissima chiosa. Gümpel non s'è mai scomposto. Neanche un attimo. Stava lavorando. Come un chirurgo in sala operatoria. Concentrato e impassibile. Niente pollai, ammantati da talk show. Guardandolo mi sono chiesto: quanti giornalisti italiani tengono la schiena così dritta davanti al prepotente di turno?
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Qualche affezionato lettore mi ha chiesto la ragione del prolungato silenzio sul blog. Niente di che. Mi sono preso solo una stagione sabbatica. A parte l'impennata della guerra in Siria (che riflessioni ne suscita più d'una), vi pare che, nel nostro paese, sia successo qualcosa d'imprevedibile? Tutto era scritto nelle scelte consumate a cavallo di inverno e primavera.
Tra quel che si consuma in Parlamento (sia nei vecchi che nei nuovi inquilini) e quanto si architetta sul Colle (sotto il regno incontrastato di Re Giorgio, votato — modestissimo parere personale — a clamorose cadute), non c'è davvero niente di nuovo sotto il sole malato del nostro disgraziato paese. Qualche sparuta traccia di tutto questo c'è persino nei post di questo blog pubblicati nei mesi scorsi. Anche lo psicodramma politico attorno al destino di un frodatore fiscale conclamato era scritto nel disegno delle “larghe pretese”.
Se possibile, torniamo ad occuparci quanto prima di cose serie. Come ci ricorda Papa Francesco. Egli non “monita”, come fa costantemente l'attuale inquilino del Quirinale, dall'alto del palazzo che fu del Papa Re. Jorge Mario Bergoglio apre, invece, ogni giorno e da solo, squarci di verità nella vita concreta delle persone che vogliono (e sanno) ascoltarlo. Calandosi fra gente vera, restando accanto agli ultimi. Di cui non si occupa più nessuno.
■ mercoledì 25 settembre 2013
[credit foto Ansa]
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